DUE GIORNI SENZA MORTI BIANCHE
DUE GIORNI SENZA CIELI NERI
DUE GIORNI SENZA SANGUE ROSSO
VERSATO DA INNOCENTI
DUE GIORNI SENZA URLA DISPERATE
DI BAMBINI, DI DONNE, DI MADRI E PADRI
CHE VIVONO ANCHE IN TERRE LONTANE
DUE GIORNI SENZA VEDER MORIRE CHI TI LAVORA ACCANTO
DUE GIORNI SENZA I VOLTI TRISTI DI CARABINIERI
CHE PORTANO LA TERRIBILE NOTIZIA
DUE GIORNI SENZA CORPI STESI A TERRA
CHE IN POCO TEMPO PERDONO CALORE
DUE GIORNI SENZA OCCHI SBARRATI
CHE GUARDANO TERRORIZZATI IL BUIO CHE STA ARRIVANDO
DUE GIORNI SENZA LENZUOLA BIANCHE
CHE COPRONO I MORTI DI LAVORO
SPERIAMO CHE DUE GIORNI DIVENTINO MILLE GIORNI.
24 dicenbre 2007 davanti alla Sabiem con i lavoratori che la presidiano
Vogliono far morire la Grande Fabbrica
Orgoglio bolognese
I grandi alberi dell’ingresso sono curvi e nodosi
piegati dal vento e dalla vecchiaia
Far apparire vecchia la grande Fabbrica conviene
Farla morire dismessa conviene
Chi vuole fermare la storia operaia?
Che gola quest’area a due passi dal centro
Com’è abbagliante e bello il progresso
di palazzi d’alluminio anodizzato di finto legno
di supermercati straripanti di merci
e di commessi costretti al silenzio
da contratti precari di pochi euro.
Altro che operai che pensano, che lottano, che han radici
Che non vogliono veder morire la loro Fabbrica
Papignani sembra un tribuno della plebe
rammenta una storia antica
la storia di chi lotta per vivere con dignità.
Ricordo a Borgatti la Bolognina
E gli anni mitici della Classe Operaia e dei nostri vent’anni
Se guardo gli occhi preoccupati degli operai
il panettone tagliato ha un gusto un pò amaro.
Che orrore questo Paese di gossip, di cronaca nera
di tette, di culi e paradisi virtuali
che ha ridotta al silenzio la cultura operaia
uccisa da intellettuali prezzolati e servili
ligi alla linea dei padroni dei media.
Calare l’oblio sulla Classe Operaia
Salvando le Grandi Fabbriche ricche di Storia
Salviamo l’Italia.
Starge alla Thyssen
Sangue del Sud
Antonio schiavone 36
Roberto Scola 32
Angelo Laurino 43
Bruno Santino 26
Rocco Marzo 54
Rosario Rodinò 26
Giuseppe Demani 26
I cognomi, i volti, gli accenti
I parenti, gli amici che piangono
E’ nostro sangue, sangue del Sud
Il mondo è pieno del nostro sangue
Disperso in mille rivoli
di lavoro umile, di lacrime
Di genio creativo
E c’è chi ci disprezza e vuol la divisione del Paese
ma si riempie le tasche con il nostro sudore
Andate voi a morire in fonderia, o in un cantiere
Ma non è il momento della rabbia
È il momento di prendere coscienza
e di pensare a ciò che siamo
spesso solo carne da macello.
Agli operai DELLA THYSSEN
Il cuore rimasto in Fabbrica
Sempre metalmeccanico, fin dentro le viscere
anche adesso che ho raggiunto la pensione
Sognavamo il cielo
ma da decenni è sempre più lontano
Il silenzio e la solitudine circondano la mia Fabbrica
e tutte le fabbriche d’Italia
La classe operaia non è più centrale
e il paradiso è diventato inferno
di fiamme e fuoco e d’olio bruciato
di operai sfiniti che fanno notizia
solo quando diventano torce umane
Operai sfruttati come non è successo mai
ll silenzio e la solitudine circondono la mia Fabbrica
e tutte le fabbriche d’Italia
Anche il nostro bravo Presidente
urla le morti assassine dello sfruttamento
Ma anche le sue sono urla impotenti
Addio Compagni di fatica, di sogni e d’ideali
Bagnati dalle nostre lacrime riposate in pace
Omaggio a Dino Campana
Le tre del pomeriggio
nel punto più caldo della fabbrica
sono bagnato del sudore di fine luglio
Come in un rituale povero e noioso
prendo il corpo valvola tra le mani
è di alluminio, lucido di lavorazione
verniciato grigio stanco.
L'osservo con l'occhio spento
sai quanto me ne frega d'averlo in mano.
Spero non abbia nessun problema
mi toccherebbe la trafila per il reso
e con questo caldo non ne ho voglia.
La mente va a Dino Campana
poveretto, si è tagliato le palle in manicomio
l'han punito, s'è punito perché si masturbava
Un pazzo non può avere desiderio
e una donna non può nemmeno sospirarla.
Giro il foglio del pensiero
da lontano vedo arrivare il Tedesco
ma non è Campana, ma il Direttore
controlla da lontano se lavori
stranamente oggi è passato prima
e non vede il mio pensiero speso altrove
Quando è passato torno a Campana
ogni quattro righe mi dipinge un quadro
sempre pieno di colori tragici.
Campana, Van Gogh e Ligabue
fra le stelle avevano mente e cuore
ma percezioni, sensibilità e fantasia
oltre agli ostacoli la chiamano follia.
Il corpo valvola è di colore grigio stanco
e brillante d'alluminio lavorato.
Operaio delegato sindacale
Dopo 25 anni ti rivedo, sindacalista della Casaralta
avevi sguardo fiero e sorriso ironico
tanto le ingiustizie sarebbero sparite.
Io e te avremmo cambiato il mondo.
Ora hai lo sguardo spento e la barba bianca
e il peso delle sconfitte sulle spalle.
Ma pesa più la solitudine.
Allora tutti correvano dietro al sogno
la Classe Operaia fulgida e tonante
coi poveri andava in paradiso.
Orde d'intellettuali ne cantavan gesta e leggende
Ora sei solo a contrattar licenziamenti
e la chiusura della mitica fabbrica.
Le tute blu odorano di vecchio e stantio
il Controllore d'utopie devianti
sa che il sogno dei lavoratori può ancora essere esplosivo
un sogno da malato, deviato e da curare
se ne cerchi ancora la realizzazione.
Anche adesso gli intellettuali cantano e contano
il denaro sporco dei sogni traditi.
Corrono a frotte dal Comunicatore
che dispensa per tutti illusioni
Ognuno è adesso libero
di ritagliarsi un ruolo virtuale
uguale ai protagonisti di telenovele
Sindacalista della Casaralta non fan più treni?
Son meglio i palazzi delle locomotive?
Sindacalista della Casaralta
non contrattare sogni ma licenziamenti.
Darwin in Fabbrica
Anche la fabbrica è una realtà separata
ognuno per sopravvivere si adatta
e inconsciamente una nicchia si ritaglia
C'è l'idealista che si crede puro
L'opportunista sta sempre col più forte
C'è anche lo scemo del montaggio
che scemo poi non è
ma quella nicchia era l'unica rimasta
Poi vedo la pavona
che attira maschi da riproduzione.
Se osservi bene trovi lo stronzo
vuol far vedere che anche lui esiste
Il vecchio leone non vuol mollare
i giovani lo vogliono azzannare e alla fine dovrà scappare.
Darwin ha studiato gli animali in capo al mondo
ma bastava si guardasse intorno.
MADRE
DONNA
DAI L'AMORE
IL PIU'PROFONDO
Blu di tuta (versione integrale)
Racconterò di blu di tuta
di mani grandi e callose
che amavano e odiavano la terra
mani plasmate da tremila anni di fatica
mani enormi che a fatica afferravano i piccoli bulloni
Accenti diversi si mescolavano
in sogni e utopie collettive
Rivedo pendolari stanchi
che non volevano abbandonare l’ Appennino
e le loro tradizioni millenarie
……poi si sono arresi al mito del progresso
e a salari non condizionati dal dio del tempo
Paesi interi di sasso lassù nell’Appennino ora urlano in silenzio
Erano gli anni sessanta
col blu nasceva la classe operaia
nel rosso sognava il riscatto
di generazioni umili e oppresse
Vecchi operai cantavan la loro resistenza
Ipocriti, borghesi e intellettuali
ci facevano apparire miti viventi
ma forse esorcizzavano solo la paura
della Rivoluzione che si credeva ormai alle porte.
Poi il 68” studentesco, le stragi, il terrorismo
e il consumismo hanno spento e ucciso sogni e ideali.
Quanti ricordi affiorano nella mente
in questo fine luglio del 2002
Ultimi giorni lavorativi
poi addio alla Fabbrica
luogo di sogni, utopie
e di umane grandi piccolezze
Urlo al cielo
Un urlo di rabbia arriva fino al cielo
urlo contro Dio
Se esiste
e se non esiste perché urlo al cielo?
L’animale non sa di dover morire
Ma è vero?
Per questo esiste solo Dio o il Nulla?
Solo perché gli animali non sanno di dover morire?
Siamo nell’universo soli e senza Dio
che privilegio maledetto è questo
essere consapevoli di esser soli e senza Dio
o con un Dio che ti vuole perfetto come lui
e che ci umilia perché non ce lo permette.
Urlo contro il cielo
ma è lì Dio?
E perché sta sempre così in alto
e non scende in mezzo a noi?
Ci faccia vedere quanto è buono e generoso
salvi qualche bambino che di fame sta morendo
aiuti qualche vecchio che è solo e abbandonato
ci avverta quando qualcosa di tragico sta per accadere
si sporchi anche Lui le mani di concretezza.
Ma no, Lui non può, Lui è Dio
Lui c’è ma non si vede e sta lassù
mi lascia però libero di urlare da solo contro il cielo
Foto di carlo Soricelli
Le poesie di Carlo
Museo opere di Carlo Soricelli a Casa Trogoni di Granaglione
CADUTI SUL LAVORO CARLO SORICELLI
Rifiutismo
http://rifiutismo.blogspot.it/
sabato 2 febbraio 2008
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